E’ stato presentato ieri sera, presso il Bar Ronchi di Riva Ligure, il libro “Una notte lunga quarant’anni”, un volume che ripercorre gli eventi tragici che hanno segnato la morte di Stefano Furlan, il tifoso triestino che perse la vita dopo la partita Triestina-Udinese dell’8 febbraio del 1984. Nell’incontro letterario, organizzato dalla Gradinata Nord Sanremo, è intervenuto Lorenzo Campanale, portavoce della Curva Furlan, che con grande impegno civico ha contribuito alla stesura di questo libro e lo sta portando in giro per tutta Italia.

Stefano Furlan era la classica persona sbagliata nel posto sbagliato: stava semplicemente andando a recuperare, al termine della partita, la sua macchina nel parcheggio adiacente lo stadio, ma finì in mezzo a delle cariche di alleggerimento del servizio d’ordine, in quella circostanza composto da tante reclute alle prime armi, evidentemente non in grado di poterlo fare. Il giorno dopo, Stefano andò in ospedale per dei forti dolori alla testa dovuti alle manganellate di un poliziotto: sopraggiunto il coma, morì tre settimane dopo a soli 20 anni, con tutta la vita davanti a sé.

Di grande importanza è la figura di sua mamma Renata, che s’è sempre battuta per trovare giustizia per suo figlio, le fu proposto anche un misero risarcimento di ottanta milioni di lire per ritirare la denuncia. Una mamma che purtroppo oggi non c’è più (è morta del 2022), ma che ha sempre e solo cercato la verità per suo figlio, non soldi e risarcimenti. Furono tante le testimonianze oculari arrivate alla magistratura e anche ai giornali, ma il poliziotto condannato per questa morte, rimediò una pena lieve di solo un anno per «eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi».

Una serata di grande aggregazione, nel ricordo di un bel ragazzo ricciolino scomparso troppo presto per mano di chi in teoria dovrebbe tutelarti, ma che vive ancora nel ricordo di tutto il movimento Ultras italiano.