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Fare squadra: il calcio come opportunità di integrazione per i ragazzi

(Articolo scritto da mr. Alessandro Zenone in collaborazione con il dr. Paolofabrizio de Luca, Psicologo dello Sport e Procuratore Sportivo)

La capacità di creare un gruppo unito è una qualità molto importante per un allenatore. Questo significa fare in modo che tutti i ragazzi si sentano importanti per la squadra, ognuno con il proprio ruolo, indipendentemente dal minutaggio. E’ un lavoro molto complesso, perché i bambini fin dalla tenera età sono abituati ad un ambiente competitivo e non cooperativo: si tende spesso ad escludere i bambini che vengono considerati meno bravi, ad esempio vengono scelti per ultimi quando i compagni fanno le squadre e negli esercizi a coppie o a piccoli gruppi nessuno vuole stare con loro. Ho vissuto personalmente questa esperienza quindi so bene cosa si prova. Ho iniziato tardi a giocare a calcio, quindi mi sono ritrovato ad essere alle prime armi in mezzo a bambini che erano molto più avanti di me. Essere sempre tra gli ultimi ad essere scelto quando si fanno le squadre può essere umiliante, soprattutto quando si aggiungono commenti poco carini. Tutto questo a volte porta i giocatori meno pronti a sentirsi esclusi, con il conseguente disinteresse per la squadra e per la partita, soprattutto quando siedono in panchina. Questo tipo di situazione può portare i bambini, soprattutto quelli più sensibili, ad avere problemi di socializzazione e perdita di autostima. Iniziano a perdere fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, il che li porta anche ad impegnarsi ancora di meno e quindi ad ampliare il divario con i compagni. Quando questi bambini escono dal campo infelici fanno soffrire anche i propri genitori, che vedono gli altri ragazzi giocare a calcio con entusiasmo e divertendosi, mentre i loro figli sono isolati dal gruppo.

Quando si riscontrano questi comportamenti è bene che il Mister e, laddove presente, lo Psicologo dello Sport intervengano. Queste figure professionali devono creare equilibri e fare in modo che tutti i componenti della squadra si sentano importanti, e far capire a chi al momento è più indietro, che con l’allenamento, se ci mette impegno e buona volontà, può migliorare tanto. Il percorso della formazione calcistica non è una gara sui 100mt, ma piuttosto una lunga maratona: non è detto che chi è più avanti a metà strada arriverà primo al traguardo; se chi è più indietro ci mette il massimo impegno ed inizia a correre più veloce, prima o poi raggiungerà e supererà chi gli stava davanti! Con il giusto lavoro a livello tecnico e psicologico tutti possono migliorare moltissimo. Lo Psicologo dello Sport aiuta a migliorare l’autostima, la motivazione, il raggiungimento degli obiettivi, etc. Il Mister e lo Psicologo devono favorire in tutti i ragazzi l’assunzione di una mentalità positiva, favorendo la giusta comunicazione ed incentivando comportamenti gentili e cordiali che possano essere di sostegno per tutti.

Un’altra figura che ha il compito di tenere unito il gruppo e di far integrare tutti i compagni è quella del capitano. Un buon allenatore lo sa, e sarà sua premura sceglierlo con cura e soprattutto istruirlo sui suoi compiti. Nell’attività di base (5-12 anni), il regolamento dei tornei FIGC prevede che tutti i bambini devono giocare almeno un tempo, quindi è interesse di tutta la squadra far migliorare il più possibile ogni elemento del gruppo. Nella mia carriera mi è capitato di fare delle partite con gli esordienti in cui perdevamo il primo tempo e poi vincevamo il secondo con ampio margine (5-0, 6-1, 3-0 ecc..). Questo perché c’erano squadre che evidentemente lavoravano bene solo con i giocatori più bravi, lasciando i ragazzi meno pronti al loro destino. Dal primo giorno in cui ho iniziato questo mestiere la mia missione è stata quella di curare la crescita di ogni singolo mio allievo, facendo del mio meglio per sviluppare al massimo il loro potenziale. Per questo motivo ho sempre cercato di spronare i meno pronti per fare in modo che migliorino sempre di più ed arrivino almeno ad un livello di gioco discreto, in modo tale da essere utili alla squadra e non solo a fare numero per riempire le casse societarie.

Tutti i giocatori di una squadra sono importanti: se non esistessero riserve, i titolari non avrebbero nessuno con cui confrontarsi e competere, il che li porterebbe a rilassarsi, con conseguente calo delle prestazioni. Se invece non ci fossero i più bravi, la squadra non sarebbe competitiva e quindi ne conseguirebbero risultati molto negativi, che inciderebbero sul morale, sulla motivazione e sull’autostima dei ragazzi, che mollerebbero la presa, diminuendo l’intensità. Altro esempio: categorie agonistiche, il ragazzo che entra a 10 minuti dalla fine al posto di un compagno che non ne ha più, dando freschezza, corsa e cuore al servizio della squadra, anche se non ha tanta tecnica, è stato anche lui importantissimo. Tutti sono importanti, basta rispettare sempre i compagni e le decisioni del mister, ed assolvere il proprio ruolo al meglio delle proprie capacità, senza mai accusare i compagni per i loro errori, ma piuttosto correndo il doppio per andare a rimediare. È anche questo che significa essere squadra.

Ricapitolando:

• Non lasciare mai nessuno a margine, coinvolgere tutti, far sentire tutti importanti
• In caso di comportamenti volti ad escludere qualche bambino, intervenire
• Utilizzare linguaggio positivo ed esortare i ragazzi ad incoraggiare e sostenere i compagni
• Esaltare il ruolo del capitano come collante del gruppo
• Dare attenzione a tutti, non lasciare nessuno indietro
• Tutti i ragazzi sono importanti, a patto che ognuno svolga al meglio il proprio ruolo
• Mai accusare i compagni, ma dare di più per rimediare agli errori
• L’unità di una squadra è fondamentale per ottenere risultati

Mr. Alessandro Zenone
Dr. Paolofabrizio De Luca
Paolofabrizio De Luca Psicologo e Psicoterapeuta
Sport & Psychology – Procuratore Calciatori e Psicologo

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